Il Capodanno giapponese, o Shōgatsu, non è solo un momento di celebrazione e rinnovamento, ma anche un’occasione per connettersi con il divino e con la natura attraverso rituali ricchi di significato. Dopo aver esplorato i simboli di purificazione e rinnovamento nel primo articolo, in questo secondo affrontiamo le tradizioni spirituali e la connessione tra uomo e universo.
Nel precedente articolo abbiamo esplorato le tradizioni e i rituali connessi alla purificazione e al rinnovamento che hanno luogo in occasione del Capodanno giapponese. Ci dedicheremo ora ad un altro importante aspetto dello Shōgatsu: quello legato alle tradizioni spirituali e alla connessione tra uomo e universo.
Joya no Kane: le 108 campane della purificazione
Il primo importante evento da ricordare è sicuramente il rituale buddhista che segna il passaggio dal vecchio al nuovo anno: il Joya no Kane (letteralmente "la campana della Vigilia di Capodanno"). La notte del 31 dicembre, nei templi buddhisti le campane vengono fatte risuonare per 107 volte e infine, allo scoccare della mezzanotte, un ultimo battito di campana porta il numero complessivo dei rintocchi a 108, cifra simbolica che rappresenta i desideri terreni o le passioni che causano sofferenza secondo il Buddhismo. Ogni rintocco è un invito a lasciar andare uno di questi desideri, purificando corpo e mente per affrontare il nuovo anno con serenità. Il 108° rintocco, in corrispondenza della mezzanotte, segna così l’inizio di un anno spiritualmente rinnovato.
Una curiosità: visitando un tempio buddista giapponese in questo periodo, si potrebbe persino avere la possibilità di suonare una campana, partecipando attivamente al rituale. In tal caso è bene arrivare al tempio con largo anticipo, per avere un numero di prenotazione tra quelli distribuiti in questi casi per regolare il rito in modo ordinato.
Hatsumōde: la prima visita al tempio o al santuario
Nei primi tre giorni dell’anno, milioni di giapponesi compiono l’Hatsumōde, ovvero la prima visita a un tempio buddhista o a un santuario shintoista. È questo, infatti, il momento più opportuno per ringraziare le divinità delle benedizioni ricevute nell’anno precedente, per chiedere salute e fortuna per sé e per le persone care e per esprimere i desideri per l'anno nuovo alle divinità benevole.
Durante la visita al tempio o al santuario, si possono acquistare omamori (amuleti) che offrono protezione e fortuna per l’anno a venire, scrivere i propri desideri su ema (tavolette votive di legno) da appendere nell’area del tempio e restituire i vecchi amuleti, che saranno poi oggetto di una cerimonia di purificazione attraverso il fuoco.
I templi più famosi, come il Meiji Jingu a Tokyo o il Fushimi Inari a Kyoto, attirano milioni di visitatori, ma in ogni tempio o santuario in questo periodo è possibile vivere questa profonda esperienza, immersi in un’atmosfera di spiritualità collettiva.
Hatsuhinode: ammirare la prima alba dell’anno
Un’altra tradizione profondamente spirituale è l’Hatsuhinode, ovvero l’osservazione della prima alba dell’anno. Ciò in realtà avviene anche alle nostre latitudini, ma generalmente le prime luci dell'alba illuminano da noi sguardi stanchi e visi provati dopo la nottata trascorsa in un locale o in giro a fare baldoria. Questo momento, invece, in Giappone è considerato sacro, poiché si crede che il sole rappresenti il divino e che ammirare l’alba porti benedizioni e fortuna. Per questo molti Giapponesi si recano su colline, spiagge o altri luoghi panoramici per assistere al sorgere del sole, sfidando il freddo mattutino. Non si tratta quindi di una pausa di quiete per assaporare il primo cornetto appena sfornato, ma di un'esperienza intima e collettiva al tempo stesso, un’occasione per connettersi con la natura e riflettere sui propri obiettivi per il nuovo anno.
Un messaggio universale
Joya no Kane, Hatsumōde e Hatsuhinode sono tradizioni che, pur diverse nella forma, condividono un messaggio comune: l’importanza di rinnovarsi spiritualmente, riconoscendo il passato e guardando al futuro con gratitudine e speranza. Un atteggiamento che potremmo sicuramente fare nostro anche senza calarci in rituali millenari, ma semplicemente disponendo il nostro animo ad accogliere il nuovo che ci attende con gioia e buona volontà.
Nel prossimo articolo esploreremo le tradizioni culinarie e le celebrazioni familiari dello Shōgatsu, tra cui i ricchi piatti dell’Osechi Ryōri e il simbolismo del Toshikoshi Soba. Un appuntamento saporito e imperdibile!
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