Alla scoperta dello Shōgatsu, il Capodanno giapponese: parte 1 - Spiritualità e Rinnovamento

Pubblicato il 28 dicembre 2024 alle ore 22:08

Lo Shōgatsu è una delle celebrazioni più importanti in Giappone, un momento di riflessione e rinnovamento che unisce tradizioni antiche e spiritualità moderna. La sua storia e i suoi rituali, i simbolismi e i significati sono innumerevoli. Avventuriamoci, passo dopo passo, alla scoperta del Capodanno giapponese, come sempre alla ricerca di ispirazione, pratiche e pensieri utili alle nostre vite

Lo Shōgatsu (letteralmente "anno nuovo") è una delle celebrazioni più importanti del Paese, tanto da essere anche chiamato O-shōgatsu, per l'aggiunta del prefisso onorifico o- al nome della festività. In Giappone, infatti, Capodanno non è semplicemente un'occasione di festa, ma un momento di riflessione e rinnovamento, che unisce tradizioni antiche e spiritualità moderna. I suoi rituali, simbolismi e significati sono numerosi e complessi, tanto da meritare in questo spazio non uno, bensì una serie di articoli dedicati. Iniziamo qui la sua conoscenza, cominciando con un po' di storia.

Un cambiamento storico: dal Capodanno lunare al calendario gregoriano

Fino al 1873, il Giappone seguiva per tale celebrazione il calendario lunisolare cinese, che rifletteva la stretta connessione tra la vita umana, la natura e le stagioni, in linea con le pratiche agricole e spirituali dell’epoca. Il Capodanno non aveva pertanto una data fissa, ma veniva festeggiato in corrispondenza della seconda luna nuova dopo il solstizio d'inverno, tra fine gennaio e metà febbraio. 

Con la modernizzazione della società giapponese durante l'era Meiji (1868-1912), il governo adottò il calendario gregoriano per allinearsi ai paesi occidentali, fissando il Capodanno al 1° gennaio. Nonostante il cambiamento di data, però, molte tradizioni e simboli legati al vecchio calendario lunisolare sono rimasti immutati, conservando il profondo significato spirituale e ciclico della festività. La ricchezza simbolica di questa celebrazione affonda infatti le proprie radici in una visione del tempo circolare, in cui ogni fine rappresenta un nuovo inizio. Lo Shōgatsu non è semplicemente un'occasione per fare festa: è un momento di profonda riflessione, un rituale collettivo che invita a purificarsi dalle negatività dell’anno appena concluso e ad accogliere il nuovo con spirito rinnovato, e come ogni celebrazione prevede riti codificati dall'uso e dal tempo, quali pratiche di purificazione delle abitazioni e dei luoghi di lavoro, l'uso di decorazioni benaugurali e il consumo di cibi tradizionali.

Ōsōji: la purificazione attraverso l’ordine

Uno dei primi gesti che precedono il Capodanno è l’Ōsōji, ovvero la grande pulizia di fine anno. Tradizionalmente negli ultimi giorni di dicembre tutta la famiglia (compresi i bambini) è impegnata in questa operazione di pulizia radicale e minuziosa della casa, che si attiene a regole ben precise. La tradizione, infatti, prescrive di liberare gli ambienti domestici da sporcizia e disordine partendo dall'alto e procedendo verso il basso, fino a far splendere lo spazio così purificato dal soffitto al pavimento. Iniziando dalla stanza più distante dall'ingresso, si dovrà poi procedere in senso orario per evitare una ricontaminazione degli ambienti, fino a completare l'ultima stanza, se necessario nell'arco di più giorni consecutivi.

Sarà inoltre necessario riportare ordine e armonia in casa eliminando gli oggetti inutili, che andranno man mano rimossi con l'avanzare delle grandi pulizie, per liberare sia lo spazio domestico che quello mentale da tutto ciò che grava inutilmente sugli abitanti, sottraendogli energia.

Entro la fine dell'anno va, soprattutto, pulita e rimessa in ordine  la propria coscienza (saldando debiti, bollette o conti pendenti di qualsiasi tipo) e la liberazione dello spazio può estendersi anche a quello virtuale, attraverso la "pulizia" del pc o dello smartphone da foto, documenti, appunti vecchi e inutili che appesantiscono inutilmente la memoria dei dispositivi.

Ci è ormai chiaro come l'Ōsōji non riguardi solo il mettere in ordine la casa. Si tratta piuttosto di un atto simbolico di purificazione e rinnovamento, in cui eliminare la polvere, riordinare gli spazi e liberarsi del superfluo equivale a scacciare le negatività e le impurità accumulate nel corso dell’anno. È soprattutto un'occasione per ritrovare chiarezza mentale e spirituale, preparandosi ad accogliere il nuovo anno in un ambiente sereno e armonioso, con la mente e la coscienza rinnovate e pronte all'ingresso di nuove energie.

Kadomatsu: invitare gli spiriti benevoli

Una volta completata la purificazione della casa, le famiglie giapponesi decorano l’ingresso della propria abitazione con il Kadomatsu, una decorazione composta da pezzi di bambù e rami di pino, che ha lo scopo di rendere omaggio alla divinità shintoista Toshigami (letteralmente "Dio dell'anno") per invitarla ad entrare  in casa. Toshigami è infatti il kami che nella tradizione shintoista visita gli esseri umani all'inizio dell'anno e si crede che il suo arrivo arrechi fortuna e felicità, perché in cambio dell'ospitalità ricevuta il kami offrirà la sua benevolenza a coloro che hanno predisposto una dimora per lui esponendo il kadomatsu.
Quest'ultimo è di solito composto da diverse essenze vegetali, ognuna dotata di uno specifico significato. Gli elementi principali sono il Pino, l'albero dove vivono i kami, che servirà quindi ad attirare e a divenire la dimora temporanea della divinità, e il Bambù, considerato beneaugurante per la sua caratteristica di crescere sempre dritto; accanto ad essi, entrano nella composizione anche Fiori di pruno e Cavolo cappuccio in fiore i quali, sbocciando all'inizio dell'anno nonostante il freddo, sono ritenuti forieri di forza, durata e resistenza.
Il giorno più appropriato per esporre il kadomatsu è tradizionalmente il 29 dicembre, mentre installarlo il 31 è considerato scortese, poiché l'attesa dell'ultimo minuto potrebbe indurre a credere che il lavoro sia stato fatto in maniera frettolosa e inaccurata. Il giorno in cui la decorazione viene tolta, invece, cambia a seconda delle zone del Giappone, ma è generalmente ritenuto opportuno rimuoverla il 7 gennaio.

Shimekazari: protezione dagli spiriti maligni

Un’altra decorazione che si può osservare spesso presso le porte delle case giapponesi durante lo Shōgatsu è lo shimekazari, una sorta di ghirlanda composta da una corda intrecciata di paglia di riso e fibre vegetali, chiamata shimenawa, e elementi diversi quali arance amare, foglie di felce, ramoscelli di pino e fogli di carta ripiegati a ventaglio o a zig zag. Anche questa antica usanza deriva dallo shintoismo e ha il duplice scopo di allontanare gli spiriti maligni, creando una barriera simbolica che protegge l’interno della casa, invitando al tempo stesso l'ingresso delle divinità benevole. Tutti i diversi elementi che costituiscono lo shimekazari hanno una funzione ed un significato specifici: la corda di paglia, analogamente allo shimenawa dei templi shintoisti, costituisce una barriera contro l'ingresso delle entità maligne; le arance amare, chiamate in giapponese daidai, sono considerate un portafortuna grazie a un gioco di parole legato al loro nome, che le rende sinonimo di continuità; del pino abbiamo già detto come esso sia la dimora privilegiata dei kami, mentre le foglie di felce sono auspicio di una famiglia prospera e felice; infine i fogli di carta ripiegati, detti shide, servono delimitano un luogo puro. A differenza del kadomatsu, che viene posto accanto all'ingresso, lo shimekazari si pone in alto sulla porta, in modo da poterci passare sotto.

Kagami Mochi: la continuità della vita

Infine, un elemento immancabile nelle case giapponesi durante il Capodanno è il Kagami Mochi, un dolce decorativo il cui nome potrebbe essere tradotto come "dolce di riso (mochi) a specchio (kagami)". La composizione è infatti formata da due mochi, cioè due dolcetti di riso discoidali sovrapposti, come se l'uno si specchiasse nell'altro, sormontati da un'arancia amara (daidai). I due strati di mochi rappresentano la dualità di tutto ciò che esiste, l'anno vecchio e l'anno nuovo, il passato e il futuro, uniti dalla continuità, mentre l'arancia amara simboleggia il succedersi delle generazioni e quindi la longevità e la prosperità familiare (come precedentemente accennato questo frutto simboleggia la continuità nel tempo, perché la parola daidai può essere tradotta come "di generazione in generazione", dal momento che il frutto può rimanere appeso all'albero per anni, se non viene colto). Tradizionalmente, il Kagami Mochi non viene mangiato fino all’11 gennaio, quando viene rotto e condiviso in famiglia, portando fortuna per l’anno appena iniziato.

Un rituale che parla al cuore

Attraverso l’Ōsōji, il Kadomatsu, lo Shimenawa e il Kagami Mochi, il Capodanno giapponese diventa un momento di profonda connessione con il ciclo della natura, con il passato e con il futuro. È un modo per iniziare l’anno in sintonia con sé stessi e con il mondo circostante, oltre che per rinsaldare i legami familiari e proiettarli nel futuro.

Non sarebbe bello fare in parte nostro questo stesso spirito? Magari quest'anno alle celebrazioni con cotechino e lenticchie potremmo aggiungere un piccolo atto simbolico, come la risoluzione di una situazione pendente, la sistemazione di un piccolo angolo della casa o l’aggiunta di una decorazione naturale, per aiutarci aiutarci a portare nel nostro quotidiano lo spirito di rinnovamento dello Shōgatsu.

Nel prossimo articolo esploreremo le pratiche spirituali dello Shōgatsu, tra cui il Joya no Kane, il suono delle campane che segnano la fine dell’anno, e il Hatsumōde, la prima visita al tempio o al santuario. Non perdetelo!

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